In una domenica opprimente
dentro a un autobus ampio e tintinnante ho pensato
che per praticamente ognuno che conosco c’è uno psicanalista
o uno psicoterapeuta
ovviamente perché conosco solo persone che bene o male possono
permetterselo.
Quindi possiamo immaginare una città degli psicoterapeuti e degli psicanalisti
una città che doppia la città reale, dove vivono solo i nostri psicoterapeuti e psicanalisti che parlano di noi tutto il tempo.
Una città irreale, il regno dei fini, il Leviatano della cura.
Ho pensato a dei fatti accigliati e sconnessi.
Tanto peggio per i fatti
e per le piaghe aperte dalla perdita.
Dopo mi sono messo a leggere la pagina Wikipedia dedicata alla crisi di Sigonella
ma sognavo l’apparenza di carne morbida
la ripetizione di carne esposta
ne facevo pietra, la avvolgevo nella crema
mentre i palazzi si facevano sempre più alti
e il sole
sempre più grande.
Occhio che vede cranio affollato
sotterraneo dei crani dove soffiano gli spiriti coboldi
punto offuscato
potrebbe interessarti.
Io sono questo?
Il piccolo pinguino resta lì immobile e atterrito mentre tutti si accalcano
c’era un cocomero tondo tondo
ah come bolle come bolle l’oceano rovente
e ci aggiriamo abbacinati
per queste città atroci
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Come poteva essere un lavoro
come poteva essere un desiderio
non avrei voluto lavorare nemmeno desiderare
e molto lavoravo molto desideravo
Io sono questo?
Scrivevo una lettera densa di risentimento
perché non mi invitate mai nei vostri sogni pieni di riconoscimento
scrivevo questa lettera mentre andavo a rinnovare la tessera ATM
ed ero talmente sovrappensiero che ho detto «Buonasera» invece di
«Buongiorno»
all’impiegata dell’ATM point di Duomo
e lei ha riso e mi ha detto «Qui sotto sembra sempre sera»
Ultimi referti dall’esperienza
cercando ricovero nei battiscopa
tre cassiere erano come le parche
come le streghe di Macbeth
È tutto troppo: una teca piena di stimoli
e i filamenti dei cervelli bruciano i ripari
è tutto troppo
molto speziato
ma anche a volte sciatto e debole.
Io sono questo.
(né io né te conosciamo
la nostra condizione).
@Niccolò Bosacchi
Inedito, 2025
Titoli
La balena e le guerre in Occidente. Eccezionale prodigio nella città di Orléans. Incendi; morte di uomini illustri. Terribile carestia, pioggia di pietre. Talvolta gli spiriti del male col permesso di Dio operano miracoli per punire le colpe dell'umanità.
@Niccolò Bosacchi
Disbrigo degli affari correnti, Sensibili alle foglie 2024
Romanzi d’appendice
La carne dei giorni e la morsa delle ingiunzioni, buona domenica anelletti al forno palermitani, una rapina di magro bottino e condanna con patteggiamento in udienza per direttissima. Alla prima assoluta da titolare indovina un gran tiro sotto la traversa.
Immagine ormai surgelata del tuo corpo caldo e stretta di gelosia desiderio acre, cento grammi di spaghetti tempo di cottura indicato dieci minuti, rogito con valutazione del perito e dopo firma sul mutuo. Così giovane due figli piccoli e famiglia monoreddito, forti difficoltà economiche sospetta depressione. Società degli uomini estranei, l'onesta disperazione davanti al mondo distorto, compì il delitto perché sentiva sottratta quella felicità domestica e borghese cui aveva sempre aspirato e che non aveva mai conosciuto. La sera in cui decise il massacro piovigginava ed era sola.
@Niccolò Bosacchi
Disbrigo degli affari correnti, Sensibili alle foglie 2024
Geopolitica
Il gasdotto Baltic Pipe porterà gas norvegese sulle coste della Pomerania polacca, per soccorrere le cancellerie europee in difficoltà una commissione di inchiesta congiunta ha ottenuto un incontro con i funzionari responsabili dell'acquisto d'armi. Sono convinti che nei prossimi mesi possa essere raggiunto l'apice del conflitto. Nel limitato accesso a materie prime e componenti tecnologiche soggette a sanzioni Erevan è in conflitto con l'Azerbaigian, che da tempo sostiene il Pakistan: ci sarebbero i margini per attivare l'articolo cinque, ma la giunta militare del Burkina Faso ha dichiarato che la sovranità ellenica sulle isole non è in discussione. Il recente contratto da 450 milioni di dollari firmato con Washington mantiene saldamente il controllo delle roccaforti del Brasile produttivo, e oltre ad essere un importante snodo logistico giunge dopo una serie di cinque test missilistici in rapidissima sequenza. È necessario allargare lo sguardo: anche su una questione apparentemente molto lontana, le attività rilevate attorno al sito di test nucleari hanno fatto chiarezza sui confini delle entità territoriali recentemente annesse. Il documento fa seguito al protocollo d'intesa non vincolante che il governo di Tripoli e la Turchia hanno sottoscritto, che è un invito non a fermare, ma a moderare la controffensiva. La superpotenza ha armato, addestrato e finanziato il taglio della produzione di petrolio, per ottenere il superamento delle porose linee difensive sia sul fiume Inhulez sia sul fiume Oskil. Le spedizioni del grano proveniente dalle terre conquistate, alleggerendo l'aggravio dell'amministrazione civile-militare, drenano molte energie, materiali e immateriali, così come le turbolenze sul fronte interno. Questo permette di avanzare molteplici interessi tattici nel medioceano.
@Niccolò Bosacchi
Disbrigo degli affari correnti, Sensibili alle foglie 2024
Torri grottesche II
Hanno iniziato a seguirmi dei personaggi sinistri. Li ho incontrati la prima volta ai tavolini di un chiosco nel parco, sotto le fronde umide, mentre l’aria era ferma. Contristavano l’ambiente con la loro afflizione, erano tre, due uomini e una donna, dall’aspetto sconfitto e folle. Esibivano mostruosità che eruttavano in una rabbia di cui non capivo l’origine e si riassorbiva in silenzi che toglievano il fiato. Non osavo guardarli e mi vergognavo. Mi hanno pedinato per tanto tempo cambiando spoglie, so che erano sempre loro e si trasformavano. Molte cose si trasformano restando uguali, senza mai finire. Questi erano cangianti, mutavano figura continuando ad alludere a qualche crudeltà che avevano subito o che proponevano melliflui. C’è stato un momento che erano sempre tre, ma diversi (uno, se ben ricordo, molto grasso, gli occhi stolidi, e la donna una signora dai gesti antichi e scarichi) nel divano di una sala d’attesa. Messaggeri al contrario, a mani vuote, dovevano lasciarmi in pace. È diventato insopportabile quando si sono moltiplicati, una volta in un bar, ero entrato perché avevo fame e quella volta erano solo vecchie, tante vecchie, che mangiavano prosciutto e melone, tutte insieme. Il barista mi guardava e continuava a offrirmi cibo avariato e mi chiamava caro, caro, si prendeva una confidenza da delatore di seconda categoria, cosa preferisci caro. Io non avrei potuto ribellarmi, sapevo che mi avrebbe sopraffatto. Ho ordinato io pure del prosciutto e melone e l’ho trangugiato rapidamente, in un tavolino di spalle alle vecchie orrende e di fronte a una grande specchiera. Poi ho pagato e sono uscito, ho preso la porta quasi scappando: fuori il bitume sobbolliva ed esalava, l’ora mi scendeva a picco sul cervelletto, il corpo si decomponeva sotto i panni.
@Niccolò Bosacchi
Inedito, 2025
Lo stato dell’unione
Mesti crepitavano e si spegnevano i tentativi di risolvere il problema. Non potevamo assumerci quelle responsabilità, e del resto non ne avevamo gli strumenti. Il programma prevedeva ancora uno spettacolo teatrale a cura dell’associazione delle buone intenzioni, che aveva ottenuto una sede sotto il brutto portico squadrato. I casamenti digradavano in prati di sterpaglie dove gruppi di amici ripiegavano i teli da picnic.
Poi scoppiò l’acquazzone e corremmo tutti a ripararci nel pub arredato come lo studio di un dentista. Convenimmo che non si può che esistere nel presente. Ma i fallimenti, per quanto annunciati, ci pesavano. Dovevamo occuparci di noi stessi.
Ci ricordavamo quelli che non si erano mai più ripresi. Di altri ce ne avevano raccontato. Li avevamo incontrati nel fango, ci salutavano assenti. Si era strappato l’alfabeto, e svanita la leggerezza.
Bisognerebbe parlarne: La comunicazione lacera l’involto, solleva la pietra rivolgendosi ai vermi che brulicano. Resta la disappartenenza al centro della tavola sparecchiata.
Quei due comunque avevano bevuto un po’ troppo. Discutevano proprio a riguardo della presa di parola o forse sul fatto che non fosse il caso. Andarono a cena da qualcuno e mangiarono l’amatriciana continuando a litigare. Credo che dopo abbiano ricomposto, anche se in generale non si erano mai molto presi.
Certo restavano ancora da trattare l’ordine di evacuazione, il giro di vite dei nuovi decreti-legge, l’inventario di personalità DSM-5 e Manchester City-Real Madrid, ma potevamo sempre farlo in un secondo momento.
@Niccolò Bosacchi
Inedito, 2025
Torri grottesche III
Vampe di atmosfere insostenibili fanno oscillare le antenne
fulmini minacciano di incenerire le competizioni planetarie
Il cane demoniaco a guardia del palazzo del sindaco abbaia in traduzione
una vecchia filastrocca
mazze chiodate per l’escomio e un appalto del sale
di tutto il sale che gli uomini dei margini in bicicletta
spargono nel nostro sonno madido.
Ieri sera il tuo uomo degli svenimenti era in ritardo
e temeva i controlli delle ronde
vampe di denaro inafferrabile circolano nelle arterie come alghe wakame.
Chi è malato non guarisce. Periodicamente subisce l’attacco.
Chi è malato non può guarire. Altrettanto non può perdere la speranza. Senza
ritmo né battito
il deserto scava e prolifera avanzando fino al centro dei passaggi
dove abbiamo lasciato del materiale. Ma non sentite i rumori dei cantieri
il flessibile la saldatrice il trapano il martello pneumatico il martello
lo spostafoglie!
l’aspiratore soffiatore trituratore
un utensile che grazie a un soffio molto potente
sposta le foglie. Lo manovra un’entità spettrale nella canicola
circondata dallo stridere dei pipistrelli.
Scoiattoli grigi sempre più invadenti e aggressivi, uno ha rotto la rete della finestra
per entrare in casa: la denuncia dei residenti in zona Bande Nere.
Milano è piena di pappagalli verdi: perché?
potente discorso
del presidente del Burkina Faso
Ibrahim Traorè.
Ogni tanto non hai senso
ogni tanto da ciò che dici traspare
un oscuro presentimento.
Siamo andati a mangiare una pizza insieme
aveva un sorriso provato e sereno, mi faceva pensare a mio padre
bolla di felicità, esplosione
lontananza di esplosioni periferiche tradimento dei patti
se davvero è finito tutto
un luogo certo. Una certa luce che non avrebbe
dovuto finire, una luce falsa
così falsa
falsa
negata
bellissima
LA PAGHERETE
ROVINATORI DI VITE
Alle ore 6.37 la chiamata ai vigili del fuoco
l’insegna della torre Hadid (192 metri) con il logo delle assicurazioni Generali
ha ceduto all’alba di lunedì. Le giunture non hanno retto.
L’insegna, che ha un’altezza di ben 15 metri e pesa molte tonnellate,
occupa l’intera larghezza del palazzo
uno dei simboli di City Life
l’avveniristico quartiere residenziale e commerciale.
E rimase così collassata per alcuni giorni
ripiegata su se stessa come una testa reclina
rossa nel nitore che allucinava
un simbolo scontato, abbastanza banale
per quanto
esteticamente notevole
@Niccolò Bosacchi
Inedito, 2025
Attraversi da parte a parte la comunicazione
La voce è in assoluto il mezzo per riprodursi
La voce è un organo che funziona per mezzo del godimento
La voce la sua intonazione
La sua cadenza
contesta l'elettromagnetismo
Ne rivoluziona le leggi
In particolare nel regime del tu così mi fai morire
Attraverso la ripetizione forzata
Del piacere
Per mezzo degli intervalli di silenzio
Ti trovi su un piano di immanenza
Con aculei e cavità attraverso le spezzate
Compiendo molte oscillazioni
Innumerevoli gorghi infinite risacche
lambiscono i discorsi
cadono a picco rovinosamente
Fino a scheggiarsi
Le mani ottengono la stasi
Solo dopo avere toccato la carne
Averne smezzato il senso
Dopo averlo distribuito capillarmente
Puoi vedere come fluttua
E come si incista
Come esercita il suo dominio
Avevi previsto che sarei svenuta di piacere
Ritengo che dovrò ammazzarti
In principio metti la spunta al mio cuore
Ricorda: ci troviamo ancora su un piano di immanenza
Potenzialmente già estinti nel mi fai impazzire
Ultra vivi nel vorrei stare dentro di te
Un minimo spazio per il transito
Ti intervisterò come fossi un fantasma
Rallegriamoci
Dalle mani passiamo agli occhi
In quanto organi preposti allo svuotamento di senso
Le palpebre la loro forma e l'arcata sopraccigliare
Il loro colore è la cenere espansa del mio desiderio
Si può dunque progettare una nascita per attuare
Un piano di morte
Le strade dove ci incontriamo si involvono sempre negli stessi punti
Ovvero nel Lungotevere de Cenci ed in altri passi
nei quali ci immaginiamo estinti
Le acque del fiume come sintagma risolutivo
I nomi delle vie e delle strade come ulteriori piani di immanenza
Ma stavolta spezzati alle reni
Poiché molto mistero e dolore è in quelle vie e in quelle strade
I particolari della descrizione funesta
Sorreggono con mani leggere l'ampiezza dello stallo
Dal quale giunge la voce
E la voce inghiotte il suo stesso fantasma
Gli occhi restano sempre fissi alle mani
Lavorano una stesura più ampia
I particolari non hanno mani
Non sorreggono la descrizione
Le mani sono impegnate a diventare di un colore più scuro
Il resto del corpo è esangue
Potendo scegliere se biancheggiare o imbrunire
È possibile leggere alcuni schemi solo durante la notte
Seguire la traiettoria dei droni di luci che scompaiono
All'improvviso
Interpretare il buio e gli oggetti che contiene
Commettere il sonno o eluderlo
Modificarlo
Investire a lungo termine sul passaggio luminoso del pianto
Prendere degli antidepressivi con cadenza costante
Un quartino serve a riequilibrare l'umore
Oppure non prendere nulla
I miei nervi aderiscono ad una grande quantità di male
Per ogni sforzo che compio affinché il vento rimanga vento
Le luci nel cielo appaiono in forma di treno
La loro coda si muove a velocità costante da ovest verso est
Il vento rimane vento
Sposta le masse maligne
Una grande quantità di delitti germoglia e cresce
Fa chiarezza sulla crudeltà
Esplicita le occasioni che mi offri per essere il male
O per essere implicitamente la tua tomba sadomaso
Possiamo e vogliamo stare male psicologicamente
Vogliamo stare anche bene
Essere euforici progettare la vita eterna
L'amore come principio e come fine
Il suo nucleo che ribolle ed esplode
Rinnegare secoli di nichilismo
Mettere i soldi da parte per comprare una casa
@Silvia Tripodi
estratti da Exade, inedito 2025
Villino Svizzero
La terra si trova in una condizione precaria.
Tutti devono nascere; allungano milioni di teste.
In principio la proprietà è privata. È tutto.
Arriva un ufficiale, un fabbro, un medico. Si fa un giudizio
civile. Si fa uno straniero.
La condizione dello straniero è precaria. Deve dimostrare
di avere soldi legittimi.
Agli indigenti, oziosi, vagabondi; a chi esercita la
prostituzione o l’elemosina, viene consegnato un foglietto
che ordina.
Obbedire al foglio; non obbedire.
Il punto finale è un carcere. Si fa uno stato di grande
debolezza.
C’è una continua instabilità della propria posizione
personale.
Una cosa stabile è il letto di contenzione e
l’individualizzazione dei trattamenti.
Ci sono repressi provvisori, casuali e superiori;
ci sono sottoprodotti di classe stabilmente destinati,
inferiori.
Ogni malanno di classe si abbatte su delle masse in modo
obiettivo: una condizione che ricompone gli atteggiamenti
per ciò che si è dentro.
Un metodo per i comportamenti.
Un nuovo regime ha abolito le sue stesse leggi. C’è un
cesto delle cose sporche.
L’aspetto della dittatura è rinsaldato; l’ordine è maggiore,
il comitato è forte.
Dopo questo la pioggia viene tosto e così dirotta che
ristora la terra dalla siccità di anni.
Dalla foresta escono due orsi.
Un cadavere è gettato nella caverna.
Agilità e forza primitiva. Giochi.
D’altra parte bisogna costruir luoghi per difendersi.
Bisogna imparare a giocare, a ridere. Resta la primaria
fonte di lotta.
Si sforzano di dimenticare. Chi non ci riesce ha paura.
Cercano di sopravvivere. Pensano all’avvenire.
Ore 5: sveglia. Ore 22: silenzio. Tra la sveglia e il silenzio
12 ore di addestramento.
Il corpo deve essere rotto a ogni destrezza.
Qualche ramo venuto da chissà dove. Sassi, terra, stracci.
Un mulo, un asino, una capra. Si può continuare a vivere.
Al di là delle frontiere, strani villaggi. Aspettano in mezzo
alle pietre.
Ci sono dappertutto delle trasmittenti che diffondono gli
ordini, annunciano le operazioni, fanno un bilancio.
Ciò che era piacere diventa idea fissa, febbre, ossessione,
fonte d’angoscia. Il principio è contaminato dalla realtà.
Per un comune accordo, l’autorità è ormai una faccenda
di calma e di ragione, un lento assoggettamento tecnico
delle energie naturali.
– La realtà è la realtà. C’è mica altro.
– Rifiutate il lavoro. L’isolamento è brutto.
– Siamo divisi e siamo pochi.
– Sognavo un mulo; e sono morto.
– È morto in manicomio.
– Spacchiamo tutto e andiamo dentro.
– È morto, questo mulo.
– Che c’era in questa nebbia?
– C’eravamo noi altri.
– C’ero? E dov’ero?
– Non era un bel sogno, allora
Luci, fiamme, scoppi.
– Salve Regina.
Domattina, all’aria.
– Domattina all’aria!
– Domattina in cortile!
All’aria.
– Alla cella numero uno si piange.
– Alla cella numero due si piange.
– Alla cella numero tre si piange.
– Alla cella numero quattro si piange.
– Alla cella numero cinque si piange.
– Alla cella numero sei si piange.
– Alla cella numero sette si piange.
– La prima custode fa schifo.
– La seconda custode fa schifo.
– La terza custode fa schifo.
– La quarta custode fa schifo.
– La quinta custode fa schifo.
– La sesta custode fa schifo.
– La settima custode fa schifo.
Lo specchio può essere uno strumento e lo specchiarsi
una tecnica estraniante. Si rilevano, così, incongruità: in
uno spazio immenso, ma non incommensurabile, appare
inaspettatamente una presenza da una superficie
specchiante e, da altrove, una seconda presenza. Si
vedono; non si riconoscono. Molte volte la reazione di
entrambe è un sussulto; è un attimo di morte. Si tratta di
un‘esperienza.
Se, e quando, le due presenze si riconoscono, lo spazio
immenso è misurato in vari modi ma, essenzialmente,
dalla loro congruenza e incongruenza in quel momento
del tempo. Ecco allora che compare il primo sintomo di
dissidenza. Sintomo che ha un suo incedere esponenziale
e, successivamente a io-sono, realizza una condizione di
dissidenza: deviazioni radicali da un’umanissima ostinata
ambizione al mantenimento della continuità.
Risemantizzare vari modi di essere e stare al mondo.
Astenersi. E s’intende, l’astensione, un primo e
fondamentale passo verso lo sradicamento dal senso di
possesso. Nei confronti di ogni cosa, s’intende. C’è
bisogno di spazio.
Allora si fanno fuori gli oggetti (su questi, il senso di
io-sono afferma ed espande il proprio campo).
Nel complesso, una rivisitazione. Davanti al sepolcro.
Quello che è dietro e dentro, trapassa davanti e fuori,
mostra l’origine del volto: fosse, alture; protuberanze,
scabrosità. Cose essenziali che fanno spavento. A molti.
Anche e altrimenti si rivelano come qualcosa di sacro; un
grande silenzio e l’esito di un trapasso.
Si tratta di un’azione contraria al nascondere, dove ha
inizio la stratificazione e la costruzione di una forma di
una faccia.
«La sua forma l’ho ricavata dalla terra di argilla. Ho preso
un teschio e ho premuto la sua parte frontale su una
@Mariangela Guàtteri
Estratto da Villino Svizzero - Casino Connoly, Il verri editore 2024
@Mariangela Guàtteri
Tav. IV Colonia-Scuola Marro: misure dello spazio/tempo interiore in fase di allenamento - Casino Connoly, Il verri editore 2024
Colonia-Scuola Marro
Per le residenze dei dipendenti si redige il progetto di un
piccolo villaggio da impiantarsi all’estremità ovest
dell’area, immediatamente fuori dal recinto. È un
villaggio di 24 palazzine servite da 4 strade interne, con
annessi giardino e un piccolo edificio per bassi servizi.
Nel progetto le abitazioni si sviluppano su 2 piani, ma in
realtà internamente sono costruite a 3 piani. Così i
dipendenti si ritrovano inginocchiati e in una condizione
in cui sembra impossibile muoversi. Lo spazio di
articolazione del movimento è minimo e quello in cui
vorrebbero spostarsi con tutto il corpo è tanto vasto
quanto impossibile. Patiscono questa modificazione dello
spazio di esistenza.
Essenzialmente è il nuovo confine con cui fanno i conti e
che recinta le dimensioni con le quali trattano
quotidianamente per creare relazioni e letteralmente
misurarsi con la realtà, con le dimensioni dello spazio e
del tempo; e giocano col loro rapportarsi, prendono le
misure. Le misure sono di fatto dei confini.
I dipendenti rilevano delle misure, fanno dei
ragionamenti, inventano il lavoro per avere il momento
libero, la giornata del riposo, un motivo per alzarsi da
letto e per ammalarsi. Misurano il livello di esperienza e
l’intensità delle funzioni vitali, sincronizzano gli orologi
per sperimentare l’agitazione del ritardo. Sono davvero
folli. Perciò sono qui dove ogni padiglione è preciso nella
sua funzione aggregante e di cura; dove ognuno ha un
ruolo preciso e un motivo sicuro per fare ciò che fa. Il
Padiglione, il Villino, il Casino, l’Officina, il Laboratorio,
la più moderna strumentazione, l’incessante attività
documentale, la registrazione, la riproduzione, il metodo,
esistono per loro. Loro li mettono a punto e li
dimostrano.
Così la loro esistenza è più evidente e in tal modo sono
sicuri di sé stessi, sanno di esistere.
Practognostica (il confine, il ginocchio)
13 aprile
Allenatore– È giusto il confine. Il confine contiene e
separa. È una cosa fenomenale, è uno strumento raffinato
per arginare l’evidenza esplosiva di ciò che non si riesce
ancora a comprendere e a pensare. Un vincolo imposto
all’attività percettiva. Una gabbia visiva, ad esempio; una
gabbia, in ogni modo, mentale.
Il confine si esprime in tutta la propria potenza quando
recide l’automatismo di una funzione vitale ponendola
sotto controllo. È il principale confino, il più estremo. Da
lì non se ne scorgono altri. Alcuni dicono che sia il primo
e l’ultimo. Una profonda e totale recisione.
Cominciate a respirare e alzate le braccia sopra la testa;
quando espirate inchinatevi, schiacciate lo spazio tra il
torso e le gambe, tra la fronte e il ginocchio. Poi
sospendete il respiro e osservate questo silenzio immenso
nel vostro spazio diventato minimo e capovolto. Dunque,
ribaltàti, osservate l’ultimo dei confini.
Vi sembra davvero così remoto?
Vi sembra di scoppiare con la violenza di un mondo che
nasce?
Il limite di una pressione.
Quando tornerete ad inspirare fate spazio tra la fronte e il
ginocchio, tra il torso e le gambe, allungando le braccia in
avanti e in alto. Congiungete le mani, sopra il capo, in
preghiera. Mantenete il respiro all’interno, quasi per
sempre, così vi sembra. Ma vi prego, ora liberate il respiro
e ripetete; ancòra e ancòra.
Dovrete esercitarvi a lungo in questo modo.
Si consideri adesso, del ginocchio, la peculiarità della
forma-funzione: raccordo mobile tra due o più parti fra
loro prossime; e la possibilità di dar vita a una piega, così
come la possiedono anche lo spazio e il tempo.
Bisogna intuire queste pieghe spaziali e temporali. Bisogna
piegare le ginocchia.
Inginocchiatevi e sedete sui vostri talloni.
Alzate le braccia.
Ora inchinatevi portando le braccia e la fronte a terra.
Tornate indietro alzando le braccia, la fronte e il tronco;
staccate i glutei dai talloni e restate eretti e inginocchiati.
Abbassate le braccia.
Ripetete da capo.
@Mariangela Guàtteri
Estratto da Villino Svizzero - Casino Connoly, Il verri editore 2024
Villa di salute Esquirol
Alla villa neoclassica arriva una strada bianca alberata.
La strada arriva da fuori, strisciando sotto il muro che
circonda la villa.
L’alienazione mentale è una vera e propria malattia, cui si
deve far fronte con criterî scientifici e, in ogni caso, con
metodi umani.
La villa, la strada che arriva alla villa e il muro che la
circonda sono opere del metodo umano.
La Villa di salute Esquirol è nella villa neoclassica.
Vi sono ospitate persone anche molto diverse tra loro che
ne fanno un luogo variopinto.
Le indicazioni più recenti parlano della necessità di
ricorrere a un trattamento morale in ogni terapia.
Ma dato l’aspetto variopinto si utilizza qui la
cromoterapia.
Le molte persone molto diverse tra loro hanno qui in
comune, e per gruppi, un colore.
Un colore segnala uno stato di demenza; un altro quello
dell’idiozia.
Nella prima metà del XVI secolo, diminuita la lebbra e
ancor prima, cessata la peste, uno stuolo di miserabili:
invalidi, decrepiti, storpi, epilettici, sordomuti, ciechi,
paralitici, facendo tutt’uno coi lebbrosi rimasti,
strisciavano su una strada bianca.
Per valorizzare adeguatamente i disordini della sfera
affettiva, si fa, qui e ora, come si faceva allora con lo
stuolo dei miserabili: si segnala il disordine con un colore,
sostituendo la marca sul corpo con la luce precisa di un
laser.
Il trattamento morale s’impone a seguito della condanna
di quello brutale.
La demenza, l’idiozia, i disordini sono dunque ora
colorati: uno, riassumendo, segnala la demenza, un altro
l’idiozia e un terzo, che si precisa ora, è la pura luce di
un raggio laser e identifica i disordini della sfera
affettiva.
Il nuovo Direttore della Villa risolve il problema del
sovraffollamento conferendo un’organizzazione razionale
al vasto spazio.
Ora, per la prima volta, una netta distinzione del tono e
dell’intensità del colore e della luce, ovvero del genere e
della gravità della situazione, informa le azioni da
intraprendere nell’ammodernamento di spazi e strutture.
Dalla Sezione Lombroso arriva un numero della Rivista
Militare che parla degli studi sulla ventilazione naturale.
«Il Maggiore constata la necessità di migliorare le
condizioni di salubrità dei luoghi abitati ad uso
collettivo e spiega i principi sui quali è fondata la
@Mariangela Guàtteri
Estratto da Villa di salute Esquirol - Casino Connoly, Il verri editore 2024
Quarto Piano
Luisa si allenava da mesi. Tre ore al giorno. A ricreazione mangiava tutto il pranzo per iniziare gli allenamenti subito dopo scuola. Poi la merenda era meritata. Quando non andava in palestra, trascinava il suo tappeto elastico al centro del giardino e saltava lì. Instancabile, determinata, sicura. I suoi genitori la lasciavano fare. Non volevano porre limiti al suo divenire ancora informe. La figurina esile di Luisa attraversava la luce inseguita dal grande tappeto. Gli girava intorno. Fissava, misurava, auscultava. L’elasticità del suo tappeto superava di gran lunga quella dei rigidi tappeti omologati, soffocati, privi di timbro. L’aveva truccato, benché fosse vietato dalla legge. I suoi salti erano plastici, delicati, leggerissimi. Una sinfonia di molle, ganci e corde li accompagnava all’apice. Un silenzio. La discesa ventosa. In quella musica risiedeva il maggiore piacere di Luisa. Ma lo scopo reale di tutto questo era un altro: il quarto piano, la finestra spalancata. Dopo mesi di allenamento e continui ritocchi, Luisa si sentì pronta. Finita la scuola prese il suo tappeto e lo trascinò sotto il palazzo. Saltò e saltò ancora. Diciannove volte raggiunse il silenzio nel quadro della finestra. Sette volte verdi. Tra cui un fiore, delle efelidi, un caffè. Sei volte celesti, dello stesso del cielo. Si confuse infatti. Cinque volte neri. Nell’ultimo riconobbe il suo salto.
Lo sguardo dell’unghia
körömnéza sost. fem. [lett. “lo sguardo dell’unghia”] 1. Per similitudine con la forma della luna nuova: a. Sguardo amorevole, tranquillo e rassicurante: La presi tra le braccia e la conobbi con uno sguardo anch’esso neonato, una k. che presto, ma non ancora, avrebbe assunto forme diverse e gravi (Autobiografia di Agnes D.). – b. Disposizione di rinnovata fiducia verso una persona o una situazione: Non bastano le scuse per far la k. (pop.). – c. Stato di grazia; quiete; leggerezza esistenziale, spensieratezza, entusiasmo, gioia: Iniziano le vacanze e la k. estiva. – d. est. Atteggiamento naïf, talvolta inconsapevole o eccessivamente ottimista che può sfociare in atti sconsiderati. – e. rar. In informatica, operazione che comprende il reset e l’inizializzazione di un dispositivo. 2. Per l’antica credenza secondo cui le unghie continuano a crescere dopo la morte: a. Estrema lucidità di fronte alla morte imminente; rassegnazione all’inesorabilità di una disfatta: La k. del grande architetto sepolto nella sua opera divina; la k. del condannato a morte; la k. del malato terminale; la k. del magistrato palermitano. – b. Nel gioco delle carte, ultimi lanci, non risolutivi, del o dei giocatori in svantaggio. – c. gener. Consapevolezza.
@Arianna FioreTesti precedentemente pubblicati su Multiperso
Bikini Tests
18:45:00.0 28 February 1954 (GMT) Bikini Atoll. Surface burst.
Yield 15 Mt. A 15 Mt two stage thermonuclear surface burst.
The Bravo test created the worst radiological disaster in US history.
22:00:34 30 June 1946 (GMT) Bikini Atoll lagoon, Marshall Islands.
Airburst,520 ft. Yield 23 Kt. A standard Fat Man type Mk 3A fission bomb.
The bomb fell 980 ft short and 1870 ft left of target.
17:51 20 May 1956, Bikini Atoll.
Test B-52 Air Drop, 4350 (+/- 150) Ft burst. Yield 3.8 Mt.
17:50.00.1 11-May-58. Bikini Atoll
Yield 1360Kt (1500 est). Sponsor UCRL.
Test of weapon deployment Clean 2-stage Thermonuclear Device.
Only 90 kt of yield due to fission (6.6%).
@JLIAT
http://www.jliat.com
Paesaggio anemico
Quando le forze si disperdono e l'anemia
aggiunge una distanza al paesaggio
io mi riduco, al risveglio immagino
un cappio d'acciaio che scende dal soffitto
la stanza è un'immagine della mente
in cui regredire, farsi lanicchio.
II THC, se assunto quotidianamente
scioglierà l'inverno in gesti fantasma
jump-cut dei giorni, mi chiederò come.
La fase REM si assottiglia, nei test
i soggetti riportano assenza di sogni.
Sarebbero sparatorie e fughe
centinaia di morti.
In sogno
Questa notte il capoufficio
ha preso a pugni suo padre
i colleghi guardavano, nessuno è intervenuto.
Si osserva nello specchio ripetere gesti
visti nei film, l’acqua scorre nel lavabo
XXXTentacion nello stereo. Sarà un professionista
si muoverà come un killer, sfonderà la porta
li stanerà come bestie. Sulla metro
pensa a un viaggio in BlaBlaCar
al tenente dei parà che lo fissa dallo specchietto
e dice “Devi essere un guerriero
per paracadutarti in territorio nemico
senza sapere dove atterrerai” mentre sfreccia a 180
in autostrada. Il tragitto è troppo lungo
per ignorare i leggings della studentessa
le unghie finte contro lo schermo dello smartphone.
Nel buio della galleria vede riflesso
il muso di un piccolo mammifero
gli occhi feriti cercano riparo dalla luce dei led.
Qualcosa brucia nel petto, una carica esplosiva
l’onda d’urto rade al suolo la metropoli
chilometri di polvere, macerie e morti.
Dovrebbe essere un guerriero, si sente esausto
mentre spinge la grande porta a vetri
entrando nel palazzo.
@Riccardo Innocenti
Lacrime di babirussa, NeM editore, 2022
@Riccardo Innocenti
Scritti sul cinema, 2023